NOSTRA VITA
Scriveva il poeta russo Osip Mandel'stam (1891-1938): «È impossibile leggere i canti di Dante senza rivolgerli al presente. E per questo che essi sono stati creati. Sono armati per percepire il futuro». Felice Limosani plasma e attualizza l’incipit della Divina Commedia attraverso una manipolazione delle celebri illustrazioni di Paul Gustave Louis Christophe Doré. Con il verso introduttivo "nel mezzo del cammino Nostra vita” Dante compiva in effetti, immediatamente, qualcosa di straordinario. Attraverso il pluralis maiestatis qualificava la vicenda in arrivo come universale a tutta l’umanità, non semplicemente Sua, ma Nostra Vita. Un pronome che risuona nel presente: il Purgatorio dell’Umanità, il luogo del quasi, il momento del qui ed ora. L’opera evoca dunque la nostra vita quotidiana, dove il tempo ha una durata. Il luogo dove le nostre vite transitando nel presente, agiscono per il bene o per il male sino alla fine che conduce alle pene dell'Inferno o alla beatitudine del Paradiso. Nelle due dimensioni che è infatti possibile apprezzare l’Empireo dantesco contrapposto all’entrata della selva. Sarà la nostra vita, il nostro agire, a consegnarci ad una delle due. Le figure del Poeta e di Beatrice sono volutamente omesse, perché quella che viene raccontata è una storia eterna ed universale. La vita di tutti. La nostra vita.